No, non ho nulla in comune con Ezechiele Lupo, le cui storie apparivano continuamente, ai miei tempi, sul settimanale Topolino (ora sono del tutto scomparse, chissà perché; forse alla Disney pensano che, in tempi di veganesimo, sia diseducativo mostrare un lupo che cerca di mangiare i porcellini).
Soprattutto, non ho mai pensato seriamente di calcare il palcoscenico; nella prima recita di cui ho memoria, all’asilo, fui protagonista di un “incidente” di cui vi risparmio i mortificanti particolari.
Eppure, come non finirò mai di ripetere, i fumetti sono stati la mia scuola di vita; e dunque da essi ho imparato molte cose, e tra queste, a conoscere un certo WILLIAM SHAKESPEARE.
Avevo nove anni quando lessi “Ezechiele Lupo in teatro”; una storia dalla trama semplice ma istruttiva. Il nostro protagonista tenta un ennesimo inganno per catturare i tre porcellini: promette al figlio Lupetto di cambiare vita e di diventare attore. Allestisce allora uno spettacolo teatrale; affronta stoicamente uno stuolo di villani che, durante il monologo di Amleto, gli lanciano ogni sorta di ortaggi; e quando tutto il pubblico si è allontanato, annoiato a morte, e sono rimasti in sala solo i porcellini mezzi addormentati, li coglie indifesi e li cattura con una rete.
Geniale il finale; i lanciatori di ortaggi ritornano; spiegano che erano andati solo a rifornirsi di munizioni; pretendono il bis del monologo; e costringono Ezechiele a liberare i porcellini e ad affrontare una nuova, umiliante grandinata di pomodori.
Ora che siamo grandi, sappiamo che il monologo di Amleto non dovrebbe indurre noia, ma ispirare profonde-riflessioni-sul-senso-della-vita; ma gli autori di questa storia hanno trovato secondo me l’approccio giusto, ironizzando sulla “pesantezza” del testo ma riuscendo così a far imparare ai bambini che “Essere o non essere” non è uno slogan pubblicitario.
L’altra mia grande fonte di conoscenza, come ho scritto già altre volte, erano i fumetti dei super eroi; ed ecco qui Batman con “La morte è di scena”, una storia per lettori un po’ più grandini rispetto a quella di Ezechiele Lupo, e che ripresi più volte in varie fasce di età, facendomi all’inizio aiutare da mio fratello.
Qui gli autori immaginano che nella tentacolare Gotham City si svolga un festival scespiriano, con rappresentazioni all’aperto; l’eroe mascherato deve intervenire più volte a sventare attentati durante la recita di uno strano Macbeth in abiti moderni.
Gli autori inseriscono varie scene della celeberrima tragedia, incrociandole con le indagini svolte da Batman per identificare l’attentatore.
Alla fine si scoprirà che il colpevole è un vecchio attore impazzito, che rimpiange il teatro classico, e giudica una profanazione le ambientazioni moderne.
E c’è modo anche di inserire il non plus ultra delle citazioni… quello che avrei studiato molti anni più tardi, al liceo, rendendomi conto che quasi nessuno sapesse di cosa si trattasse, tranne me che leggevo i fumetti.
Naturalmente ci sono molti altri adattamenti di Shakespeare a fumetti, tra cui quello celeberrimo di Gianni De Luca che sta per essere ristampato dalla casa editrice NPE; ma io volevo parlare di ciò che ho letto da piccolo.
E concludere col famoso monologo che scoprii grazie all’uomo pipistrello:
Life’s but a walking shadow, a poor player
That struts and frets his hour upon the stage
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing.







