E nei Topolini degli anni sessanta e settanta, il tema la faceva da padrone.
Ecco una pubblicità.
Nessuno legge più i romanzi di Salvator
Gotta; credo, anzi, che la maggior parte di essi siano fuori catalogo. Ho
provato su IBS, mi ha dato solo “Il piccolo alpino”.
Eppure, per chi fu ragazzo negli anni
Sessanta – Settanta, il Gotta era una figura molto familiare; non perché in
gioventù avesse scritto l’inno ufficiale del Fascismo, per carità; ma per la
sua rubrica “Salvator Gotta risponde a…”, dove dissertava di varia umanità,
anche affrontando temi impegnativi.
Che le risposte fossero di sua mano lo assicurò lui stesso in una intervista ad Alfredo Castelli, ancora non ideatore di Martin Mystere, ma redattore della rivista Horror:
<<Domanda: Le scrive lei davvero? Sospettavo che fossero fatte
redazionalmente, con la sua firma "a garanzia".
Risposta: No, le faccio io. M piace
sentirmi a contatto coi giovani. Sapesse quante domande fanno... alcune
veramente incredibili. Mi sono fatto un sacco di amici>>.
In questo blog mi piacerebbe riprendere alcune risposte di questa rubrica, rileggerle col senno di poi, collegarle ad altri materiali redazionali che all’epoca apparivano su Topolino.
Qui, parlando del collezionismo in genere, nel 1973, Gotta fu buon profeta; i vecchi numeri di Topolino di quel periodo si continuano a trovare molto facilmente a basso prezzo, grazie alle tirature alte.
Abbiamo detto che Gotta, uomo dell’Ottocento, all’epoca già piuttosto anziano, si portava dietro (ma noi non lo sapevamo) la fama di anziano nostalgico di destra. Eppure fu pronto a giudicare molto favorevolmente fenomeni nuovi. Ecco la sua risposta sul cantautore Fabrizio de André: