domenica 23 ottobre 2016

SIAMO TUTTI FILATELICI

Ma davvero eravamo tutti appassionati di francobolli?
A giudicare da queste immagini, sembra di sì.

Prima ancora che io nascessi, il Corriere dei Piccoli aveva proposto dei giganteschi volumi di filatelia ai propri abbonati.
































E nei Topolini degli anni sessanta e settanta, il tema la faceva da padrone.

Ecco una pubblicità.





Alla SIEF ricordo in effetti di essermi iscritto, solo che compravo poco materiale e ad un certo punto mi scrissero dicendomi che con me non riuscivano a coprire le spese. Socio degenere…

Ma i francobolli erano anche un veicolo pubblicitario, come dimostra questa pubblicità dei grissini.


Il collezionismo di francobolli veniva citato anche in storie disneiane. La mia preferita era Zio paperone e l’abissino blu, che non posso mostrarvi perché non la possiedo più. Se vi interessa, troverete qualche informazioni nel data-base del sito Papersera.

Anche Salvator Gotta, di cui ho parlato nel post precedente, rispondeva ogni tanto a domande sui francobolli; ecco la sua risposta sul celebre (all’epoca) Gronchi Rosa.






















Nella piccola collezione che ai tempi avevo tirato su, il mio pezzo preferito era un francobollo del Kuwait con una lamina in argento che  mi sembrava meravigliosa. Se lo ritrovo ve lo mostro.
Oggi i francobolli si usano poco, per lo più sono autoadesivi e non mi piacciono; continuo invece a provare dell’emozione per quelli della mia infanzia.

Razionalmente, però, non posso che essere d’accordo con lo sfogo anticollezionismo del protagonista di un vecchio segretissimo: “Francobolli, per l’amor del cielo! Pezzettini di carta  che un solo fiammifero poteva distruggere in qualsiasi momento. Certa gente dava i numeri!”



domenica 16 ottobre 2016

LE RISPOSTE DI SALVATOR GOTTA

Nessuno legge più i romanzi di Salvator Gotta; credo, anzi, che la maggior parte di essi siano fuori catalogo. Ho provato su IBS, mi ha dato solo “Il piccolo alpino”.

Eppure, per chi fu ragazzo negli anni Sessanta – Settanta, il Gotta era una figura molto familiare; non perché in gioventù avesse scritto l’inno ufficiale del Fascismo, per carità; ma per la sua rubrica “Salvator Gotta risponde a…”, dove dissertava di varia umanità, anche affrontando temi impegnativi.

Che le risposte fossero di sua mano  lo assicurò lui stesso in una intervista ad Alfredo Castelli, ancora non ideatore di Martin Mystere, ma redattore della rivista Horror:





<<Domanda: Le scrive lei davvero? Sospettavo che fossero fatte redazionalmente, con la sua firma "a garanzia". 

Risposta: No, le faccio io. M piace sentirmi a contatto coi giovani. Sapesse quante domande fanno... alcune veramente incredibili. Mi sono fatto un sacco di amici>>.

In questo blog mi piacerebbe riprendere alcune risposte di questa rubrica, rileggerle col senno di poi, collegarle ad altri materiali redazionali che all’epoca apparivano su Topolino.

Qui, parlando del collezionismo in genere, nel 1973, Gotta fu buon profeta; i vecchi numeri di Topolino di quel periodo si continuano a trovare molto facilmente a basso prezzo, grazie alle tirature alte.



Abbiamo detto che Gotta, uomo dell’Ottocento, all’epoca già piuttosto anziano, si portava dietro (ma noi non lo sapevamo) la fama di anziano nostalgico di destra. Eppure fu pronto a giudicare molto favorevolmente fenomeni nuovi. Ecco la sua risposta sul cantautore Fabrizio de André: