Ma davvero eravamo tutti appassionati di francobolli?
A giudicare da queste immagini, sembra di sì.
Prima ancora che io nascessi, il Corriere dei Piccoli aveva
proposto dei giganteschi volumi di filatelia ai propri abbonati.
E nei Topolini degli anni sessanta e settanta, il tema la faceva da padrone.
Ecco una pubblicità.
Alla SIEF ricordo in effetti di essermi iscritto, solo che
compravo poco materiale e ad un certo punto mi scrissero dicendomi che con me
non riuscivano a coprire le spese. Socio degenere…
Ma i francobolli erano anche un veicolo pubblicitario, come
dimostra questa pubblicità dei grissini.
Il collezionismo di francobolli veniva citato anche in storie
disneiane. La mia preferita era Zio paperone e l’abissino blu, che non posso
mostrarvi perché non la possiedo più. Se vi interessa, troverete qualche
informazioni nel data-base del sito Papersera.
Anche Salvator Gotta, di cui ho parlato nel post precedente,
rispondeva ogni tanto a domande sui francobolli; ecco la sua risposta sul
celebre (all’epoca) Gronchi Rosa.
Nella piccola collezione che ai tempi avevo tirato su, il mio
pezzo preferito era un francobollo del Kuwait con una lamina in argento che mi sembrava meravigliosa. Se lo ritrovo ve lo mostro.
Oggi i francobolli si usano poco, per lo più sono autoadesivi e
non mi piacciono; continuo invece a provare dell’emozione per quelli della mia
infanzia.
Razionalmente, però, non posso che essere d’accordo con lo sfogo
anticollezionismo del protagonista di un vecchio segretissimo: “Francobolli,
per l’amor del cielo! Pezzettini di carta
che un solo fiammifero poteva distruggere in qualsiasi momento. Certa
gente dava i numeri!”





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