sabato 26 novembre 2016

QUANDO L'UOMO RAGNO CITAVA SIMON & GARFUNKEL


Oggi prendiamo spunto da questo albo dell'Uomo Ragno, e precisamente da questa sequenza:



In effetti, Simon e Garfunkel cantavano “Slow down, you move too fast” (rallenta, vai tropppo veloce).
La canzone si chiama The 59th street bridge song (Feelin’ groovy) ed apparve nel disco “Parsley sage rosemary and thyme” del 1966.
L’albo dell’Uomo Ragno da cui è tratta la vignetta è del 1978 (1980 l’edizione italiana della Corno), dunque ci poteva stare la preoccupazione di non “ricordare” il brano. Non era ancora il tempo di Internet e non si viveva in un eterno presente. Una vecchia canzone poteva essere dimenticata se non avevi acquistato il disco.
Quanti lettori dei fumetti Corno conoscevano Simon e Garfunkel?
Io sì; grazie a mio fratello, che aveva portato in casa degli LP prestati da qualcuno (e subito registrati su musicassetta) e lo spartito qui sotto.


Il duo canoro formato da Paul Simon e Art Garfunkel, al netto di qualche storica riunione  puntualmente seguita da qualche nuova rottura, ebbe vita breve: sei dischi apparsi tra il 1964 ed il 1970.
L’opera più celebre resta la colonna sonora del film ”Il laureato”. Riuscii a vederlo al cinema, in una sala d’essai della mia città che, sino a tutti gli anni Ottanta, ogni pomeriggio proponeva una diversa pellicola d’antiquariato. Costava poco, ma dopo ti ci voleva una pomata per lenire il dolore al culo, tanto erano scomode le panche in legno. Chissà cosa c’è ora al suo posto.


A quanto si legge, il film alla sua uscita fu considerato un capolavoro di anticonformismo, un manifesto delle idee libertarie degli anni Sessanta. A me lasciò un po’ freddo, ma mai quanto il romanzo da cui era tratto. L’ho letto solo l’anno scorso, trovandolo in un cestone di libri d’occasione nel supermercato vicino casa, in questa edizione. Il protagonista mi è sembrato un totale demente.


Ma forse ogni cosa va letta nel momento giusto. Come quando si cucina la pasta: l’attimo prima è dura, quello dopo è già scotta.
Forse si dovrebbe dire anche al Tempo: “Rallenta, vai troppo veloce”.

sabato 19 novembre 2016

SPUNTI DI QUADERNOLOGIA APPLICATA

I ragazzi di oggi irridono noi adulti perché siamo cresciuti con poca televisione, con gli antenati dei videogiochi,  senza cellulari né smartphone né pay TV.
C'è qualcosa che, nostalgia a parte, era meglio negli anni Sessanta o Settanta?
Beh, forse i quaderni per la scuola.
Ne ho comprati a carrettate per i miei figli negli ultimi anni, e per carità, ce ne sono anche di belli.
Ma noi ne avevamo con i fumetti, con i telefilm che piacevano a tutti, con i giochi.
Ho provato ad effettuare qualche scansione da ciò che è sopravvissuto alla mia furia bambinara. La qualità delle immagini non è granché, ma spero che rendano l'idea.


La Disney, ovviamente, faceva la parte del leone. Qui sopra il quaderno degli Aristogatti.
Ma i migliori erano quelli con la storia che iniziava in copertina, proseguiva sulla seconda e terza, terminava sulla quarta.
Interno troppo pasticicato, mi limito a mostrare l'inizio.







































Non solo Disney, naturalmente. All'epoca andava forte, ad esempio, Nick Carter. Anche in questo quaderno la storia proseguiva nella copertina interna a prendeva in tutto quattro facciate a colori.






































Andavano forti i telefilm di Spazio 1999, sui quali prima o poi bisognerà scrivere qualcosa di più dettagliato, perché sono stati un mito per la mia generazione e forse non solo per quella.


Infine, qualche altro quaderno fumettoso, ben squadernato in modo da vedere la prima e la quarta di copertina.







domenica 23 ottobre 2016

SIAMO TUTTI FILATELICI

Ma davvero eravamo tutti appassionati di francobolli?
A giudicare da queste immagini, sembra di sì.

Prima ancora che io nascessi, il Corriere dei Piccoli aveva proposto dei giganteschi volumi di filatelia ai propri abbonati.
































E nei Topolini degli anni sessanta e settanta, il tema la faceva da padrone.

Ecco una pubblicità.





Alla SIEF ricordo in effetti di essermi iscritto, solo che compravo poco materiale e ad un certo punto mi scrissero dicendomi che con me non riuscivano a coprire le spese. Socio degenere…

Ma i francobolli erano anche un veicolo pubblicitario, come dimostra questa pubblicità dei grissini.


Il collezionismo di francobolli veniva citato anche in storie disneiane. La mia preferita era Zio paperone e l’abissino blu, che non posso mostrarvi perché non la possiedo più. Se vi interessa, troverete qualche informazioni nel data-base del sito Papersera.

Anche Salvator Gotta, di cui ho parlato nel post precedente, rispondeva ogni tanto a domande sui francobolli; ecco la sua risposta sul celebre (all’epoca) Gronchi Rosa.






















Nella piccola collezione che ai tempi avevo tirato su, il mio pezzo preferito era un francobollo del Kuwait con una lamina in argento che  mi sembrava meravigliosa. Se lo ritrovo ve lo mostro.
Oggi i francobolli si usano poco, per lo più sono autoadesivi e non mi piacciono; continuo invece a provare dell’emozione per quelli della mia infanzia.

Razionalmente, però, non posso che essere d’accordo con lo sfogo anticollezionismo del protagonista di un vecchio segretissimo: “Francobolli, per l’amor del cielo! Pezzettini di carta  che un solo fiammifero poteva distruggere in qualsiasi momento. Certa gente dava i numeri!”



domenica 16 ottobre 2016

LE RISPOSTE DI SALVATOR GOTTA

Nessuno legge più i romanzi di Salvator Gotta; credo, anzi, che la maggior parte di essi siano fuori catalogo. Ho provato su IBS, mi ha dato solo “Il piccolo alpino”.

Eppure, per chi fu ragazzo negli anni Sessanta – Settanta, il Gotta era una figura molto familiare; non perché in gioventù avesse scritto l’inno ufficiale del Fascismo, per carità; ma per la sua rubrica “Salvator Gotta risponde a…”, dove dissertava di varia umanità, anche affrontando temi impegnativi.

Che le risposte fossero di sua mano  lo assicurò lui stesso in una intervista ad Alfredo Castelli, ancora non ideatore di Martin Mystere, ma redattore della rivista Horror:





<<Domanda: Le scrive lei davvero? Sospettavo che fossero fatte redazionalmente, con la sua firma "a garanzia". 

Risposta: No, le faccio io. M piace sentirmi a contatto coi giovani. Sapesse quante domande fanno... alcune veramente incredibili. Mi sono fatto un sacco di amici>>.

In questo blog mi piacerebbe riprendere alcune risposte di questa rubrica, rileggerle col senno di poi, collegarle ad altri materiali redazionali che all’epoca apparivano su Topolino.

Qui, parlando del collezionismo in genere, nel 1973, Gotta fu buon profeta; i vecchi numeri di Topolino di quel periodo si continuano a trovare molto facilmente a basso prezzo, grazie alle tirature alte.



Abbiamo detto che Gotta, uomo dell’Ottocento, all’epoca già piuttosto anziano, si portava dietro (ma noi non lo sapevamo) la fama di anziano nostalgico di destra. Eppure fu pronto a giudicare molto favorevolmente fenomeni nuovi. Ecco la sua risposta sul cantautore Fabrizio de André: