domenica 4 agosto 2019

Rischiare botte per vedere SUPERGULP


Mentre su New York calavano le prime ombre della sera, dita paffute si dirigevano verso la grossa manopola del televisore in bianco e nero e privo di telecomando… Sul secondo canale Rai, una simpatica sigla dava inizio a SUPERGULP, FUMETTI IN TV, la trasmissione preferita dalla maggior parte dei bambini dell’epoca.
Come ne venni a sapere? Boh; forse tramite amichetti, o mio fratello. O forse tramite questa pagina sul numero 102 dei Fantastici Quattro, ai tempi il mio albo a fumetti preferito.

Luciano Secchi, il direttore del giornalino, aveva buone ragioni per pubblicizzare l’iniziativa; nel programma venivano presentati episodi sia di Alan Ford, il personaggio da lui ideato e scritto, sia dei supereroi della Marvel, pubblicati dalla Editoriale Corno, di cui era direttore editoriale.
Come confiderà anzi in una intervista successiva, era stato lui stesso ad ideare il nome SUPERGULP.
C’era stata una serie precedente intitolata soltanto GULP, ma all’epoca non lo sapevo. Così come non sapevo che, in certe famiglie, si facesse a botte per vedere i fumetti in TV.


Questa lettera la lessi solo anni dopo, anche se fu a sua volta pubblicata in un periodico dalla Corno; ma su Eureka, la rivista “per grandi” che iniziai a leggere e collezionare solo quando aveva già chiuso, recuperando tutti i numeri a prezzi di antiquariato.
La lettera fu pubblicata con nome e cognome del vigile urbano, che per carità di patria qui ho cancellato. Penso a quei poveri bambini che prendevano “un sacco di botte”, immagino dal poco edificante genitore; veri martiri del fumetto in un’epoca in cui non esisteva il Telefono Azzurro. Possiamo solo sperare che abbiano superato il trauma.
Io botte dai miei non ne ho (quasi) mai prese e ricordo di aver visto con enorme divertimento il programma, apprezzando soprattutto i cartoni animati di Nick Carter. Mi piacevano anche Tex e Alan Ford, che già leggevo come fumetti; ma rivedendo ora quelle semi-animazioni, si trattava in effetti di qualcosa che i bambini di oggi disdegnerebbero. Di fatto la telecamera riprendeva le tavole del fumetto, e veniva semplicemente aggiunta una colonna sonora. Un prodotto naïf, ma coraggioso e innovativo per i tempi, e che ci faceva sognare.
Nonostante l’enorme piacere per il programma, non mi lasciai tentare dalla rivista che sbarcò in edicola con lo stesso nome, anche se ne vidi la pubblicità su Topolino.


Forse il budget non me lo consentiva; o forse fu mio fratello maggiore a scoraggiarmi. Fatto sta che la rivista non ebbe grande fortuna e a tutt’oggi posso dire di non averne mai nemmeno sfogliata una copia.
Non molti anni fa, invece, mi sono lasciato tentare dal grande volume cartonato che uscì nel 1978 per i tipi della Mondadori.


Gran bel libro, tutto sommato, ma soprattutto bella operazione editoriale. La Mondadori riuscì a superare ogni questione di diritti d’autore, ospitando Nick Carter, Tex, Alan Ford, Asterix, i Fantastici Quattro, Thor, L’Uomo Ragno; personaggi, dunque, il cui copyright era nelle mani di artisti ed editori del tutto diversi.
Ovviamente il libro conteneva ben pochi materiali nuovi; le storie erano già edite, anche se, per quella di Tex, Galleppini realizzò un disegno nuovo appositamente (così almeno si legge nel volume).
Quello che mi chiedo è con che criterio furono scelte le storie dei tre supereroi della Marvel.
Per i Fantastici Quattro toccò a  “Terrore al campus” (testi di Stan Lee, matite di Jack Kirby, chine di Chic Stone), una storia del 1965, apparsa in Italia sul n. 30 della serie Corno nel 1972. 

Per Thor a “Le origini del dottor Blake” (Lee, Kirby, Vince Colletta), del 1968, apparsa sul n. 58 della serie Corno nel 1973.
Per l’Uomo Ragno a “Il mago” (Lee, Ross Andru, Bill Everett), una storia del 1968, apparsa sul n. 56 della serie Corno nel 1972. 

Sicuramente storie disomogenee, scelte una tra quelle che accennano alle origini del personaggio, le altre due poco rappresentative della evoluzione dei personaggi. 
Non so nemmeno se la scelta fu fatta dai redattori della Mondadori o maturò nelle stanze della editoriale Corno.
Una cosa è certa: nel 1978 sarei stato molto, ma molto felice di poter possedere un librone di questo tipo.
Per fortuna, non è mai tropo tardi.

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